Ven. Ott 4th, 2024

I tragici eventi  del conflitto ucraino hanno portato una parte dell’opinione pubblica a chiedersi quale sarà il futuro dell’Europa, sia intesa come soggetto politico, quindi l’Unione Europea, sia nella sua eccezione geografica. Le risposte che giungono dai vari “fronti” sono diverse e si propongono modelli russi o americani  oppure si cade nella retorica della dietrologica dei poteri occulti.

Il modello prevalente è quello che vede l’Europa come fedele alleato degli Stati Uniti nei quali viene visto l’esempio politico  e sociale, non a caso a livello di politiche comunitarie vengono approvate direttive o regolamenti che ricalcano le decisioni statunitensi. Tuttavia si sta creando parallelamente un’altra Europa, ovvero quella che gravita attorno alla NATO, questa Europa è composta in parte dagli stessi soggetti che partecipano all’Unione Europea ma si differenzia da questa per una maggiore “snellezza” nel prendere decisioni e nell’applicarle. Abbiamo avuto modo di notare come gli input sulla necessità di applicare sanzioni di natura economica siano giunti dagli Stati Uniti passando dalla NATO, dove questi sono stati debitamente amplificati per poi infine essere  recepiti sia dall’Unione Europea che dagli altri paesi che non partecipano a quest’ultima, un caso eclatante è stata la Svizzera che ha tradito la sua vocazione neutrale per appoggiare le sanzioni richieste da Washington.

La NATO era  di fatto diventata un gigante dormiente che gravava sulle spese dei paesi aderenti, questo fatto fu ampliamente denunciato da Donald Trump iper il quale vi era una inadeguata ripartizione delle spese militari tra i vari paesi aderenti. Tuttavia c’è da dire che l’intento “difensivo” che aveva spinto la nascita dell’alleanza, contro l’eventuale invasione da est, aveva perso il suo fascino sia per la disgregazione del Patto di Varsavia sia per l’entrata nel mercato comune di molti paesi ex comunisti. Tuttavia lo scontro ucraino ha riacceso l’importanza strategica dell’Alleanza Atlantica la quale è stata de facto promossa da alleanza militare a soggetto moralizzatore delle democrazie occidentali, fungendo infine da “spirito guida” dell’Unione Europea.

In questo contesto quella parte, prevalente, dell’opinione pubblica che si riconosce nel modello occidentale di stampo americano preme anche per completare quel processo di trasformazione economica dell’area UE iniziato nella seconda metà degli anni 90. In tale senso è innegabile che gran parte degli sforzi normativi comunitari converga nella regolamentazione del mercato finanziario mentre le misure a sostegno dell’economia sono in continua diminuzione. La prevalenza della finanza sull’economia è uno degli elementi distintivi delle economie occidentali che guardano al modello statunitense, tuttavia non bisogna incorrere nell’errore dell’attribuire una scarsa importanza agli Stati Uniti in campo economico, poiché essi costituiscono di fatto un polo produttivo mondiale di primaria importanza. Questa parte del modello americano, ovvero quella produttiva, sembra essere stata ignorata dalla politica europea la quale ha creato quelle condizioni che hanno portato ad una progressiva deindustrializzazione dell’area UE e l’Italia ne è uno degli esempi, mentre si sono salvate in parte la  Francia e la Germania.

Se il modello occidentale che gravita sugli Stati Uniti affascina e raccoglie  consenso tra le Elite europee, negli ultimi anni è cresciuto, di contro, un movimento che vede nella Russia l’alternativa al blocco occidentale. La platea dei “filorussi” è estremamente eterogenea e vi ritroviamo leader appartenenti a forze della destra conservatrice ma anche dell’estrema sinistra, includendo personaggi che si sono distinti per la loro partecipazione alla lotta di piazza degli anni 70.

I filorussi vedono in Putin il modello di “uomo forte” e nella Russia un qualcosa che non si vuole piegare alle politiche capitalistiche occidentali, tuttavia la realtà è ben lontana da tale scenario, la Russia ha un’anima capitalistica esattamente come quella americana, una società caratterizzata da profondi conflitti sociali dove una corsa sfrenata al consumismo, che è iniziata con la caduta dell’URSS, si è fusa con la retorica nostalgica sovietica che viene resuscitata al fine di giustificare atti che sono spesso ingiustificabili. Proprio nella Russia contemporanea che vengono idolatrati nuovi improbabili filosofi che fanno proselitismo tra coloro che sono alla disperata ricerca di punti di riferimento in una società che è sempre di più destinata alla desertificazione culturale, ma esattamente come per il modello americano anche quello russo è lontano dal cuore europeo e dall’europeismo, il modello russo avrebbe gli stessi effetti di quello che sta avendo quello americano, e non sarà un presidente a cavallo di un orso a salvare il destino d’Europa.

Dovremmo ricordare che l’Europa è stata la culla della società moderna e nel bene e nel male, ed  ha gettato le basi di tutte le forme di governo che si sono succedute dalla Rivoluzione francese ad oggi. L’Europa è stata il terreno fertile per la nascita del concetto di stato sociale, per l’affermarsi dei diritti dei lavoratori, per lo sviluppo delle arti e delle scienze. Sempre  più persone che non si sono fatte incantare dalla prospettiva bipolarista mondiale (tra blocco occidentale ed orientale) hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di rispolverare dai magazzini della memoria lo spirito europeo per creare un sistema moderno e alternativo a quello  proposto dai due blocchi. Si leggono interventi di professori universitari che criticano profondamente il modello occidentale basato su una società  che non tiene conto dei bisogni della popolazione e non investe sul futuro dei suoi giovani. L’economia di Wall Street si è rivelata una colossale truffa ai danni dei risparmiatori poiché quel concetto base delle scienze economiche, ovvero che non può esserci finanza senza economia, non è stato di fatto recepito, o peggio è stato deliberatamente dimenticato.

Oggi l’Europa è un club di anziani giocatori di burraco che seduti ad un tavolo sempre più spoglio giocano la loro partita a carte nell’attesa di essere fagocitati dalla fame dei “nuovi” blocchi mondiali.  

In conclusione è giusto ricordare che il mondo bipolare lo abbiamo già sperimentato con la guerra fredda ma tuttavia allora vi era una esile anima ideologica che oggi è totalmente scomparsa per cedere il passo agli slogan e alla retorica di un passato che non può, e forse non deve, vivere nel presente.


Simone Castronovo

25.07.2022

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