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Ha senso nel 2023 parlare di schiavitù lavorativa formale ?

Ebbene sembra proprio di sì, sia a livello italiano che a livello continentale. Recenti stime parlando di oltre 1.500.000 quale numero dei lavoratori addetti alle consegne a domicilio di generi alimentari e cibo, i cosiddetti riders, che sfrecciano a bordo di biciclette o motoveicoli lungo le strade delle città europee. (1)

L’emergenza Covid, con la conseguente crescita esponenziale del food delivery, ha irrimediabilmente reso necessario un approccio diretto alla regolamentazione del mercato del lavoro alimentato dalle piattaforme digitali (platform work). In un mercato ancor oggi quasi del tutto deregolamentato sono due i nodi cruciali da sciogliere, sui quali la UE ha chiamato anche l’Italia all’appello: la questione della tutela dei riders, sia in termini di sicurezza fisica che di welfare. (2)  

La discussione politica si è recentemente accesa intorno alla Direttiva UE n. 762 del 2021 (3) e l’Europarlamento si è espresso in maniera favorevole circa la necessità di aumentare le tutele di questa classe di lavoratori. Sull’argomento esistono già dei contributi (4), che hanno però il limite di una scarsa scientificità, essendo più che altre valutazioni di osservatori e studiosi, impossibilitati a disporre di dati aggregati nel tempo, a causa della marcata attualità del tema.

Non intendiamo in questa sede entrare in diatribe ideologiche di stampo politico, che in questa materia si sono sempre rivelate sterili e fattive solo a legislazioni e controlegislazioni con finalità spesso esclusivamente elettorali anche in ambito europeo. In Italia ed in Europa il fenomeno dei Rider è una questione che fin troppo palesemente investe il tema globalizzazione e quello della tutela dei diritti sociali. (5)

La legislazione in materia di contratti vede la perniciosa contrapposizione fra potentati multinazionali e sindacati ed ha generato una confusione a livello civilistico, nella quale i lavoratori sono ormai solo le vittime e non gli attori del dibattito. Inoltre appare piuttosto chiaro che la categoria dei Rider è in balia delle pressioni delle multinazionali, il cui unico scopo è il profitto.

Ma non è questo il luogo dove occuparsi di contrattualistica, giacché occorre affrontare, prima di tutto, quella che de facto è la formalizzazione di uno status di lavoro servile. In un mondo sempre più orientato verso derive digitali (Intelligenza Artificiale, Metaversi, lavori deumanizzanti) non si può essere non contrari a queste moderne forme di schiavitù e si deve obbligatoriamente denunciare il fatto non è sufficiente che nel 2020 e nel 2021 sia stato riconosciuto uno status “decente” di lavoratore a questa categoria sfruttata.

L’obbiettivo dei movimenti/partiti dell’arco democratico (di qualsiasi colore) dovrebbe essere – soprattutto a livello europeo – quello di promuovere legislazioni che non solo vadano ad incidere sulla parte economica e retributiva del rapporto di lavoro, ma sulla tutela della dignità di questi lavoratori, le cui condizioni di lavoro sono totalizzanti e sinceramente dequalificanti. Non si scopre nulla dicendo che in molti casi le multinazionali fanno uso di manodopera extracomunitaria alimentata da flussi migratori totalmente fuori controllo, provenienti il più delle volte dall’area del Mar Mediterraneo. E non convince nemmeno il solito discorso che, grazie a queste tipologie di lavori, le generazioni più giovani potrebbero avere accesso a redditi utilizzabili per finanziarsi lo studio universitario.

Il vero problema risiede anche a livello istituzionale europeo, dove il dibattito si ferma soltanto ad inutili e sterili confronti politici. La nuda verità è che nessuno ha voglia di scontrarsi con Corporations private o potenti sindacati. Piuttosto, l’approccio dovrebbe essere anche formativo e sociologico. Sarebbe dunque il caso di chiedersi quali sono le derive morali di una società nella quale un cittadino paga un altro cittadino di pari dignità (almeno così dovrebbe essere) per farsi portare il pranzo o la cena a domicilio.

Questo è il fulcro della questione, che chiama in causa uno degli aspetti di maggiore decadenza delle società moderne: potremmo chiamarla abdicazione morale da consumismo idiocratico. Come è possibile coniugare diritti quali salario minimo, indennità di malattia, copertura degli infortuni, ferie, riposi giornalieri, tutela contro il licenziamento, con una tipologia di lavoro che è de facto fattiva ad un turnover massimo e ad una retribuzione del tutto inadeguata e francamente immorale ?

Per questo suggeriamo alle istituzioni, alla Politica (con la P maiuscola), al mainstream mediatico, all’associazionismo, agli enti culturali e financo ai cittadini, una riflessione fra il metapolitico ed il filosofico. Una riflessione che diventi reale e fattivo stimolo per la nascita di una Comunità di Nazioni Europee (e non una fredda oligarchia tecnocratica), che auspichiamo socialmente giusta, basata su forme di lavoro escludenti lo sfruttamento di manodopera dequalificata e socialmente umiliata. Non bastano audizioni parlamentari di imprenditori, sindacalisti e professori universitari per correggere le distorsioni macroscopiche e disumanizzanti del libero mercato.

Ci vuole altro e di più. In primis un cambio di paradigma nel modo di approcciarsi alle teorie del libero mercato, in modo tale che diventi cosa normale, comunemente accettata in quanto “buona regola”, che non tutto ciò che fa PIL sia ammissibile. Ci vuole una piccola grande rivoluzione copernicana del pensiero comune, che si raggiunge solo con l’educazione delle giovani generazioni, affinché¨ diventi regola non scritta, bensì introiettata nelle menti, quella che vuole il Lavoro divenire soggetto attivo in luogo di oggetto passivo delle dinamiche socio-economiche.

Educando i cittadini – in special modo le giovani generazioni – all’idea di un nuovo umanesimo del lavoro è l’unico modo per non doverci ritrovare a discutere se sia giusto o meno che una persona venga guidata da un algoritmo per un lavoro mal retribuito e con zero dignità.

Simone Castronovo

20 Febbraio 2023

 

Note:

1) https://it.euronews.com/2021/12/16/delivery-a-due-velocita-per-l-unione-europea-i-riders-sono-lavoratori-subordinati

2) https://www.corrierecomunicazioni.it/lavoro-carriere/gig-economy-la-ue-accelera-sulle-regole-a-tutela-di-riders-co/

3) https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2023/02/03110054/ST-14450-2021-INIT_en.pdf

4) https://ibicocca.unimib.it/qual-e-la-situazione-del-food-delivery-in-italia/

5) https://www.ansa.it/lazio/notizie/2023/03/22/la-protesta-dei-riders-a-roma-strade-insicuresono-un-rischio_eebc5549-9bd1-4f6c-a151-0e10794edd76.html


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