Ven. Ott 4th, 2024

Il titolo scelto per questo articolo rappresenta uno stato di fatto della divisione territoriale dell’isola di Cipro, un’isola geograficamente in Asia e politicamente in Europa. “4 Cipro” poiché sono quattro i “giocatori in campo”: i ciprioti, i britannici, le Nazioni Unite e i turchi. Infatti, a Cipro esistono porzioni di territorio sottoposte ad amministrazioni diverse. Ad esempio, il 3% del territorio è britannico, il 36% del territorio è sottoposto all’amministrazione turco-cipriota, che governa con l’appoggio della Turchia, l’1% è sotto il controllo dell’ONU, e il 59% è sotto l’effettivo controllo della Repubblica di Cipro. La divisione territoriale racconta il travagliato percorso dell’isola dalla fine della dominazione britannica, con la proclamazione della repubblica, ai giorni d’oggi. Purtroppo, come spesso accade in casi come questi, la questione cipriota subisce forti distorsioni da parte delle fazioni coinvolte, il che rende assolutamente difficile una narrazione quanto più neutrale possibile. Non si vuole avere la presunzione di raccontare la verità, ma si tenterà di “fare” una narrazione il più possibile obiettiva, basandosi su fatti storici documentati da entrambe le parti.

La fine del dominio britannico

I conflitti tra la comunità grecofona e quella turcofona di Cipro hanno radici storiche profonde. In questo articolo, per convenzione, partiremo dagli anni immediatamente precedenti la fine del governo britannico sull’isola. Cipro fu ceduta, amministrativamente, dall’Impero Ottomano a quello Britannico nel 1878, per poi essere annessa a quest’ultimo nel 1914. Da quel momento iniziò a crescere tra le fila dei greco-ciprioti un forte desiderio di unione con la Grecia, nazione con la quale condividevano usi religiosi e lingua. È importante notare che la comunità grecofona era la maggioranza nell’isola, e nel 1954 la Grecia presentò una mozione alle Nazioni Unite volta all’autodeterminazione del popolo cipriota. Senza ombra di dubbio, le due comunità cipriote condividevano lo stesso desiderio di indipendenza dalla Gran Bretagna, ma è doveroso sottolineare che parte dei grecofoni mirava all’unificazione di Cipro con la Grecia, la cosiddetta “Enosis”. Sebbene anche i turcofoni desideravano l’indipendenza, chiaramente, essi non condividevano il progetto di unificazione con lo stato ellenico, poiché sarebbe stato controproducente per la loro comunità.

Nel 1954, un cipriota di nome Georgios Grivas, diventato ufficiale dell’esercito greco maturò l’idea di creare un gruppo paramilitare finalizzato alla liberazione di Cipro dai britannici e alla realizzazione dell’Enosis. Così fu fondato l’EOKA (in italiano “Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti”). Prima della costituzione di tale gruppo e con lo scopo di prepararne le basi, sempre nel 1954, Grivas giunse di nascosto a Cipro ed iniziò ad addestrare i filogreci ciprioti. Significativo è anche il giuramento che Grivas fece: dinanzi all’Arcivescovo di Cipro, Makarios III (che sarà poi il primo presidente della neonata Repubblica di Cipro), egli giurò di liberare l’isola e di lottare per l’Enosis.

Nel 1955 iniziarono i primi attentati dell’EOKA contro le installazioni militari britanniche. Ma come abbiamo già ampiamente discusso, la finalità dell’EOKA era anche quella di unificare Cipro con la Grecia, e la comunità turcofona non era d’accordo. Fu così che iniziarono gli scontri tra i guerriglieri dell’EOKA e i turco-ciprioti. Nel 1957, il leader della comunità turcofona, Rauf Denktaş, costituì il MRT (Movimento di Resistenza Turca). Tale movimento aveva la finalità di proteggere i turco-ciprioti dai guerriglieri dell’EOKA. Sebbene la prima fase dell’MRT si limitò a una propaganda contro l’EOKA e l’Enosis, con l’inasprirsi degli scontri tra le due comunità, assunse una dimensione paramilitare. I guerriglieri del MRT furono addestrati e armati dai militari turchi in Anatolia e in altre località della Turchia e assunsero la denominazione di mujaheddin. Nel 1958 iniziarono le attività militari dell’MRT sul territorio. Contestualmente, in considerazione dell’affermarsi tra i grecofoni dell’idea dell’Enosis, tra i turcofoni nacque il Taksim, ovvero un’idea separatista che vedeva la ripartizione del territorio tra le due comunità. La Cipro della fine degli anni ’50 vedeva aperti due fronti interni: uno contro i britannici, nel quale entrambe le comunità reclamavano l’indipendenza, e uno tra le due comunità, in cui da una parte si lottava per l’Enosis e dall’altra per il Taksim, posizioni assolutamente incompatibili tra di loro.

Si giunse così al trattato di Zurigo e Londra, dove nacque ufficialmente la Repubblica di Cipro. Tale trattato vide diverse fasi, la prima nel 1959, quando a Londra si riunirono i rappresentanti di Grecia, Turchia, Regno Unito, greco-ciprioti e turco-ciprioti. Le due comunità cipriote furono rappresentate dai relativi leader: da una parte Makarios III e dall’altra il dott. Fazıl Küçük. Dal trattato del 1959 prese forma la Costituzione della neonata Repubblica di Cipro, e successivamente, nel 1960 a Zurigo, fu firmato un trattato di alleanza e garanzia.

La Costituzione entrò in vigore nel 1960 e stabilì uno stato con un ordinamento presidenzialista, con un presidente nominato dai grecofoni e un vicepresidente nominato dai turcofoni. Tra i principali contenuti vi era anche la bandiera, la quale doveva essere neutra e non contenere simboli riconducibili alle due comunità. Il trattato, chiamato di Zurigo – Londra, prevedeva il mantenimento di due aree sotto il controllo britannico, rispettivamente le basi militari di Akrotiri e Dekelia, nonché il diritto da parte dei tre garanti (Grecia, Turchia e Gran Bretagna) di intervenire militarmente qualora gli equilibri costituzionali fossero stati alterati.

La crisi costituzionale, le enclave turche cipriote, il governo dei colonnelli e il colpo di stato

La Costituzione garantiva uguali diritti tra i membri delle due comunità, tuttavia i sentimenti legati all’Enosis e al Taksim non furono placati dalla nascita del nuovo Stato; nel 1963 iniziarono pesanti scontri tra le due comunità; i turco-ciprioti ricordano l’esplosione di tali violenze come il Natale di sangue, poiché il 21 dicembre 1963 vide l’inizio di quella che fu, a tutti gli effetti, una guerra civile a Cipro. In un clima di generale tensione nell’isola, il 21 dicembre la polizia greco-cipriota fermò, a Nicosia, un taxi dentro il quale viaggiavano dei giovani turco-ciprioti; alla richiesta da parte dell’agente di perquisire una ragazza del gruppo, derivò uno scontro tra polizia e il gruppo. La serata si concluse con l’uccisione di due ragazzi turco-ciprioti e il ferimento di otto persone tra greco e turco ciprioti.

Il giorno dopo i turco-ciprioti si riunirono per le strade di Nicosia per manifestare contro le violenze e per rendere omaggio ai due giovani uccisi. La sera del 22 dicembre da alcune auto furono sparati colpi di pistola contro i turco-ciprioti, e di risposta i turco-ciprioti spararono contro le macchine della polizia e contro l’opposta fazione. Intanto elementi della fazione greco-cipriota tagliarono le linee telefoniche che arrivavano verso i quartieri turco-ciprioti della città di Nicosia e occuparono l’Aeroporto internazionale di Nicosia.

Nel contempo fecero la loro comparsa i gruppi paramilitari guidati da Nikos Sampson e Vassos Lyssarides, i quali sebbene il 23 dicembre 1963 fu firmata la tregua tra i leader delle due comunità, gli irregolari di Sampson e Lyssarides irruppero nel quartiere di Nicosia chiamato Omorphita e uccisero molti degli abitanti turcofoni, altri scapparono nei vicini villaggi a maggioranza turco-cipriota. L’offensiva dei paramilitari greco-ciprioti continuò con l’attacco ai villaggi di Mathiatis e Agios Vasilios e la fuga dei turco-ciprioti. In particolare, Agios Vasilios diverrà tristemente noto per il rinvenimento di una fossa comune con i resti di 21 turco-ciprioti i quali presentavano segni di tortura; l’esumazione dei corpi avvenne il 12 gennaio 1964 alla presenza della Croce Rossa Internazionale e degli ufficiali dell’esercito britannico.

Data la gravità degli scontri fu necessario l’intervento dei paesi garanti i quali richiamarono la popolazione all’ordine e si accodarono affinché fosse ristabilito l’ordine costituzionale. Nel gennaio 1964 si riunì una conferenza delle forze garanti e dei rappresentanti delle due comunità con lo scopo di trovare un accordo, ma purtroppo questa fallì. Successivamente, il 15 febbraio del 1964, i Rappresentanti ONU britannici e ciprioti chiesero al Consiglio di Sicurezza di intervenire in quella che era oramai una situazione destinata a degenerare ulteriormente, così il 4 marzo 1964 con la Risoluzione 186 fu istituita la UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), che è tuttora operativa.

Il conflitto del 1963-1964 avrà come risultato 191 turco-ciprioti uccisi e 173 dispersi, 133 greco-ciprioti uccisi e 43 dispersi. Ma i numeri del conflitto riguardarono anche gli sfollati, 25.000 turco-ciprioti abbandonarono le loro case, 24 villaggi turco-ciprioti furono totalmente abbandonati, 1500 armeno-ciprioti furono sfollati e anche 500 greco-ciprioti subirono la stessa sorte. Il risultato degli scontri fu il passaggio dell’amministrazione pubblica ai greco-ciprioti con un progressivo isolamento dalle istituzioni dei turco-ciprioti; in tale contesto è necessario sottolineare che i funzionari governativi greco-ciprioti diedero in massa le loro dimissioni in segno di contestazione delle azioni perpetrate dai greco-ciprioti.

L’attacco ai villaggi, i massacri, il progressivo isolamento della popolazione turcofona portò questa a riunirsi in specifiche aree dell’isola costituendo delle enclave turco-cipriote. Tali enclave furono sottoposte a un duro regime e subivano pesanti limitazioni, infatti i propri abitanti erano sottoposti a limitazioni di movimento, ad esempio nell’enclave di Lefka non era proprio consentito ai turcofoni di muoversi. Le principali enclave erano situate nella zona nord dell’isola, ma erano presenti enclave anche all’interno delle principali città come a Limassol, Famagosta (la città vecchia), Pafos e Larnaka.

Le enclave furono essenziali nel processo di impoverimento della comunità turco-cipriota, l’isolamento nella quale era stata relegata portò la preclusione di questa dal fiorente mercato del turismo e finanziario che stava interessando l’isola.

Con l’abbandono dei loro villaggi i turco-ciprioti, avevano anche abbandonato i loro luoghi di lavoro, trovandosi così senza alcuna forma di sussistenza, inoltre fu vietato anche il commercio tra le due comunità dell’isola; il professore Yael Navaro-Yashin, dell’università di Cambridge, ha quantificato l’intervento da parte della Turchia a favore della popolazione turcofona di Cipro in £ 8.000.000 all’anno a partire dal 1968. Le restrizioni furono allentate a partire dalla fine del 1964, ma ciò non portò una totale libertà di movimento nell’isola. Il controllo sul movimento della comunità turco-cipriota era affidato alla polizia greco-cipriota e questo portò alla denuncia della violazione dei diritti civili da parte del Segretario dell’ONU.

Tuttavia l’intervento dell’ONU portò uno stato di calma apparente almeno fino al 1967 quando avvenne il colpo di stato in Grecia che portò al governo i Colonnelli. Il nuovo regime greco si pose subito in continuità con l’Enosis, mentre il leader greco-cipriota, Makarios III cambiò posizione e si dichiarò contrario all’unificazione. Nel 1968 fu rieletto Makarios III presidente, il quale dichiarò di voler essere il presidente di tutti, turchi e greci, e questo ebbe come conseguenza un profondo malessere negli ambienti filoellenici greco-ciprioti. Nel 1971 fece ritorno a Cipro Georgios Grivas, il quale su impulso greco costituì EOKA B in contrapposizione con il governo di Makarios III. La conseguenza della nascita dell’EOKA B fu l’inizio di una stagione del terrore a Cipro, infatti si susseguirono una serie di attentati a firma del gruppo paramilitare; tuttavia l’influenza greca si espanse anche nei mezzi di informazione, vedendo la nascita di nuovi giornali filoellenici.

Nel gennaio 1974 morì Grivas e i vertici dell’EOKA B strinsero legami ancora più intensi con il governo dei Colonnelli, contestualmente il gruppo paramilitare strinse un’”alleanza con la Guardia Nazionale Cipriota (la forza armata dello Stato), che porterà al colpo di stato del 15 luglio 1974 dove fu posto come nuovo presidente Nikos Sampson.

Anche sulla questione del colpo di stato cipriota è necessario precisare che i servizi segreti ciprioti erano già a conoscenza delle intenzioni dell’EOKA B di prendere il potere nell’isola con la complicità della Grecia, Operazione Niki; infatti lo stesso presidente Makarios III scriverà, il 02 luglio 1974, una dura lettera al generale Ghizikis della giunta militare greca nella quale esprimeva le proprie preoccupazioni in merito alle azioni dell’EOKA B, al coinvolgimento della Guardia Nazionale cipriota e alla complicità della Grecia. Segue un passo della lettera di Makarios III:

« In the effort to dissolve the state of Cyprus great is the responsibility of the Greek Government. The Cyprus state can only be dissolved in the case of Enosis. Since, however, Enosis is not feasible it is imperative to strengthen the statehood of Cyprus. The Greek Government in its entire stance regarding the issue of the National Guard is practicing an abrogative policy on the Cyprus state. Some months ago the General Headquarters of the National Guard, which consists entirely of Greek officers, submitted to the Government of Cyprus for approval a list of candidates for cadet officers, who would he trained in a special school and would subsequently serve, during the course of their service, as officers. The Council of Ministers did not approve fifty-seven of the candidates on the list. General Headquarters was duly informed by letter. Despite this, on instructions from Athens, Headquartes did not pay any attention to the decision of the Council of Ministers, which had, on the basis of legislation, the exclusive right to appoint officers of the National Guard. Acting with impunity and arbitrarily General Headquarters trampled on laws, ignored the decision of the Government and enrolled the candidates which had not been approved in the school for officers. I consider absolutely unacceptable this attitude of the National Guard Headquarters, which consists of officers’ dependent on the Greek Government. The National Guard is an organ of the state of Cyprus and it must be controlled by it and not by Athens. The theory of a unitary defensive area of Greece-Cyprus has its sentimental side, but in reality, the situation is different. The National Guard, in the way it is composed and officered today has deflected itself from its purpose and has become a place of burgeoning illegality, a centre of conspiracies against the state and a source of supplies for “EOKA B”. Suffice it to say that vehicles of the National Guard in the recently increased activities of “EOKA B” transported arms and moved members of the organisation, whose arrest was imminent, to safety. The absolute responsibility for this deviation of the National Guard rests with Greek officers, some of whom are from head to foot mixed up and participate in “EOKA B “. And the National Centre is not without its share in responsibility. The Greek government could, with a simple nod, put an end to this regrettable situation. The National Centre could order an end to the violence and the terrorism of “EOKA B”, because it is from Athens that the organisation derives the means of its support and its strength, as is proved by various evidence and receipts. As proof of this unacceptable situation, I note here in parenthesis, that in Athens slogans were written against me on the walls of churches and other buildings, including the building of the Cyprus Embassy, yet the Greek Government, despite the fact, that it knows the identity of the perpetrators made no attempt to arrest and punish even one of them, tolerating thus propaganda for “EOKA B”. »

L’intervento turco e i massacri di civili

Fin dai primi mesi del 1974 dunque il panorama politico sull’isola era stato totalmente destabilizzato. Il nuovo governo guidato da Nikos Sampson iniziò subito un’azione radicale sul territorio. I suoi miliziani si impadronirono delle stazioni radio e diffusero la falsa notizia che Makarios III era morto nell’assalto al palazzo presidenziale. Tuttavia, l’ex presidente era sfuggito all’attentato e si era rifugiato a Londra, da dove aveva smentito la notizia della sua uccisione. Il nuovo regime portò ad una reazione violenta all’interno della stessa comunità greco-cipriota. Infatti, il partito socialista e quello comunista ciprioti, insieme ai sostenitori di Makarios, si opposero al nuovo regime, e il risultato fu l’uccisione e il ferimento di oltre 650 oppositori. Il governo di Ankara ritenne estremamente preoccupante la presa di potere da parte dei vertici dell’Eoka, ma ancora di più l’influenza greca nelle operazioni militari. La Guardia Nazionale cipriota, infatti, contava circa 650 ufficiali greci inviati da Atene. Ma non solo, il nuovo regime cipriota presieduto da Sampson, era visto come l’ennesima azione contro la comunità turco-cipriota, data la sua appartenenza prima all’EOKA e poi all’EOKA B, nonché le azioni da lui comandate contro i turcofoni.

Sulla questione cipriota intervennero anche gli Stati Uniti, i quali chiesero alla Grecia di ritirare i propri ufficiali, destituire Sampson e ripristinare le condizioni paritarie costituzionali tra le due comunità. Ovviamente, tali richieste furono respinte da Atene. I turchi, a loro volta, si rivolsero a Londra chiedendo al governo britannico di attuare le clausole del trattato di garanzia. Ovvero, essendosi presentate quelle condizioni espressamente previste in tale accordo, sarebbe stato necessario intervenire congiuntamente al fine di riportare l’ordine costituzionale sull’isola. Il Regno Unito declinò l’invito della Turchia, ma tuttavia non si oppose all’intervento militare turco.

Il 20 luglio 1974, l’Esercito turco sbarcò a Kirenia, nel nord dell’isola, e attraverso la strada che collegava Kirenia a Nicosia, già dal 1964 controllata da un contingente turco, arrivarono alle porte di Nicosia. Iniziò l’Operazione Attila, il cui fine era pacificare l’isola, ma a livello pratico si tradusse in una vera e propria operazione di invasione militare. Dopo 3 giorni, i turchi avevano preso il controllo del 3% del territorio dell’isola, e fu firmato il cessate il fuoco. Tuttavia, il cessate il fuoco fu rotto immediatamente, e i turchi avanzarono nella loro conquista territoriale.

Contestualmente all’operazione militare turca e al fallimento di Grecia e dei greco-ciprioti di contrastarne la forza militare, il 23 luglio 1974, cadde la giunta militare in Grecia, e contestualmente quella cipriota con la deposizione di Sampson. Il 25 luglio 1974 si aprirono i negoziati di pace a Ginevra, dove i turchi offrirono una soluzione che prevedeva la creazione di uno stato federale. Il nuovo presidente cipriota, Glafkos Klerides, chiese del tempo per consultare i greci e i vertici della comunità greco-cipriota. I turchi non accettarono di concedere ulteriore tempo ai greco-ciprioti, e il 14 agosto del 1974, i turchi lanciarono la seconda operazione militare in Cipro, la quale portò in breve tempo al controllo del 40% del territorio dell’isola. L’azione militare si concluse così. Con il cessate il fuoco, fu stabilita una zona sotto il controllo delle Nazioni Unite, quella che viene chiamata Green Line (Linea Verde). Il 13 febbraio 1975, la Turchia dichiarò le zone occupate Stato federato turco di Cipro, decisione contestata dalle Nazioni Unite con la risoluzione n. 367 del 1975.

Quello che sembra un conflitto lampo in realtà racchiude tragici fatti che hanno segnato ulteriormente le divisioni tra le due comunità. È proprio nel 1974 che prendono forma alcuni tra i più gravi eccidi della storia cipriota. Eccidi che nell’Europa del secondo dopoguerra possiamo solo trovare nella ex Jugoslavia. Si consumarono deportazioni di massa, stupri, uccisioni sommarie e distruzione di villaggi, e tutto a carico della popolazione civile.

Il 20 luglio 1974, a Limassol, i turco-ciprioti che vivevano nella locale enclave si consegnarono alla Guardia Nazionale cipriota. Secondo le testimonianze raccolte da Rosalyn Higgins, già presidente della Corte Internazionale di Giustizia, alla resa seguirono l’uccisione di bambini, lo stupro di alcune donne, l’incendio del quartiere turco e 1300 persone furono internate in un campo di concentramento. Un ex membro dell’EOKA B, Andreas Dimitriu, in un’intervista al quotidiano Hürriyet Daily News del 23 novembre 2004, dichiarò che il gruppo paramilitare cipriota aveva ricevuto l’ordine di uccidere gli abitanti turco-ciprioti prima dell’arrivo delle truppe turche.

Tra i numerosi fatti di sangue dell’estate del 1974 vi è quello di Alaminos del 20 luglio. Questo è un piccolo villaggio alle porte di Larnaca che a quel tempo era abitato da 183 turco-ciprioti e 350 greco-ciprioti. La Guardia Nazionale aveva già preso il controllo del villaggio. Secondo la ricostruzione di Ali Ahmet Mehmet, che assistette al massacro, i turco-ciprioti furono raggruppati nella locale scuola e uccisi con un colpo alla nuca. Successivamente, i corpi furono gettati in una fossa comune. Sulla vicenda vi furono diverse versioni. Secondo i greco-ciprioti, questi sarebbero stati uccisi in quanto non si arresero alla Guardia Nazionale, mentre secondo altri abitanti, greco-ciprioti, l’uccisione sarebbe stata connessa a un tentativo di aggressione da parte dei turco-ciprioti con delle armi che erano state nascoste. Tuttavia, la tesi dell’esecuzione di massa fu confermata anche da altri abitanti.

Il 3 agosto 1974, alcuni guerriglieri turco-ciprioti con dei soldati regolari turchi raggiunsero il villaggio di Sysklipos, nel distretto di Kirenia, e uccisero un gruppo di 14 greco-ciprioti. Non si hanno ulteriori notizie in merito se non la conferma che i corpi furono gettati in una fossa comune, la cui collocazione ad oggi è sconosciuta. Nel 2013, il Cyprus Missing Persons’ Committee ha cercato di individuare il luogo di sepoltura, identificando, in un’area adiacente la strada tra Sysklipos e Agios Ermolaos, la probabile collocazione di questo.

Il 14 agosto 1974 fu la volta dell’area dei villaggi di Maratha, Santalaris e Aloda nel distretto di Famagosta. L’antefatto fu l’arrivo il 20 luglio dei guerriglieri dell’EOKA B, i quali arrestarono tutti gli uomini dei tre villaggi e poi li inviarono nel campo di concentramento in Famagosta. Successivamente occuparono la caffetteria del villaggio dove installarono il loro quartier generale a Maratha. Durante l’occupazione dei villaggi da parte dell’EOKA B avvenuta tra il 20 luglio e il 14 agosto, furono compiute torture e stupri ai danni della popolazione locale. Alla fine, furono uccisi quasi tutti gli abitanti, turco-ciprioti, e seppelliti in fosse comuni scavate con i bulldozer. Particolarmente toccante è il rapporto dell’UN a seguito dell’escavazione delle fosse comuni presso la discarica del villaggio: « When the digging began (…) we saw dozens of beheaded and mutilated bodies, mostly children that were covered only with garbage. Some of the victims were tied together with wire. In one case alone we measured ten people tied with wire. Some of the victims were half-burned. Almost all the males of all ages were without heads. Among the children who were found murdered in the waste site were my six brothers, my mother, grandmother and my aunt with her seven children. »

Sempre il 14 agosto 1974, l’EOKA B colpì anche il villaggio di Tochni, nel distretto di Larnaka. I guerriglieri rastrellarono 78 uomini turco-ciprioti dal villaggio di Tochni e 6 dal vicino villaggio di Zygi. I prigionieri furono raccolti nella locale scuola e caricati sopra due autobus. Secondo un testimone oculare, Suat Hussein Kafadar, a coordinare le operazioni vi era un ufficiale greco che rassicurava i prigionieri che non sarebbe successo nulla. Secondo l’unico testimone oculare, che si finse morto, un autobus portò i prigionieri nel villaggio di Palodia dove furono trucidati; sul caso ha indagato la Forza di Peacekeeping delle Nazioni Unite a Cipro (UNFICYP), la quale ha ricostruito che il secondo bus prese la direzione del villaggio di Parekklesia, dove furono giustiziati gli altri prigionieri. Ad oggi, la Commissione Investigativa sulle Persone Scomparse ha trovato e identificato i resti di 46 vittime di Tochni. Altre vittime sono in fase di identificazione, mentre altre devono essere ancora ritrovate. Nel 2016, il Ministro degli Affari Esteri di Cipro chiese pubblicamente scusa ai famigliari delle vittime di Tochni.

Anche da parte greco-cipriota si contarono numerose vittime uccise dalle forze armate turche e dai miliziani turco-ciprioti, come il massacro di Prastio, nel distretto di Famagosta, dove furono presi prigionieri e fucilati 8 greco-ciprioti, poi ad Asha, dove furono catturati 97 greco-ciprioti e fucilati e poi sepolti in una fossa comune in rappresaglia per gli attacchi da parte dell’EOKA B. In Eptakomi furono giustiziati 12 greco-ciprioti e sepolti in una fossa comune, al momento dell’esumazione furono rinvenuti con le mani legate. Tuttavia, molti casi non sono mai stati documentati, e tuttora le Nazioni Unite, con il supporto sia della comunità greco-cipriota che quella turco-cipriota, continuano a investigare sui massacri compiuti, nella speranza di dare un nome ai corpi rinvenuti nelle fosse comuni.

Le condanne della comunità internazionale

Le atrocità compiute durante il 1974, e non solo, furono oggetto di attenzione da parte della comunità internazionale. Infatti, le Nazioni Unite, con la risoluzione del 20 luglio 1974, chiesero il ritiro di tutti i militari stranieri dall’isola e la promozione dei negoziati tra Grecia, Turchia e Regno Unito. Tale risoluzione era mirata a preservare il governo del legittimo presidente Makarios III e a far cessare l’influenza militare greca sull’isola.

Particolarmente significative sono le parole dello stesso Makarios al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, pronunciate alla vigilia della risoluzione, dove lo stesso presidente cipriota definisce le interferenze di Atene in Cipro come una vera e propria “invasione” dell’isola:

«I do not believe that there are people who accept the allegations of the Greek military regime. The coup did not come about under such circumstances as to be considered an internal matter of the Greek Cypriots. It is clearly an invasion from outside, in flagrant violation of the independence and sovereignty of the Republic of Cyprus. The so-called coup was the work of the Greek officers staffing and commanding the National Guard. I must also underline the fact that the Greek contingent, composed of 950 officers and men stationed in Cyprus by virtue of the Treaty of Alliance, played a predominant role in this aggressive affair against Cyprus. The capture of the airport outside the capital was carried out by officers and men of the Greek contingent campaign near the airport.»

Relativamente all’intervento turco, si susseguirono una serie di risoluzioni da parte degli organismi internazionali, come il Consiglio d’Europa, il quale, con la risoluzione 573, riconobbe la legittimità dell’operazione militare in chiave attuativa del Trattato di Zurigo del 1960. Se da una parte la legittimità dell’intervento militare finalizzato a riportare l’equilibrio degli interessi politici di Cipro fu riconosciuta, dall’altra, invece, venne duramente condannata la permanenza e l’occupazione del territorio cipriota da parte dell’esercito turco. Su tale linea è la Risoluzione n. 360 del 16 agosto 1974 delle Nazioni Unite, che condannò il mancato rispetto da parte della Turchia della sovranità territoriale di Cipro; tale risoluzione sarà significativa al fine di comprendere il successivo evolversi della questione cipriota. La stessa Corte d’Appello di Atene, con la decisione n. 2658/79 del 22 marzo 1979, individuò precise responsabilità a capo degli ufficiali dell’esercito greco, i quali progettarono e misero in atto il colpo di stato a Cipro nel 1974; sempre la stessa sentenza ritenne tale atto la causa dell’invasione turca di Cipro.

L’eredità del conflitto turco-cipriota

I turco-ciprioti fin dall’inizio delle operazioni militari del 1974 manifestarono diffidenza in merito alla possibilità di tornare a condividere lo stesso territorio con i grecofoni. Il territorio sotto controllo dell’esercito turco fu sottoposto ad un’amministrazione territoriale autonoma chiamata “Amministrazione autonoma turco-cipriota,” istituita formalmente il 1° ottobre 1974. A tale amministrazione seguì il referendum del 13 febbraio 1975, con il quale nacque lo “Stato federato turco di Cipro”. La nuova entità voleva essere, secondo le intenzioni dei turcofoni, il primo passo verso una repubblica federale cipriota, cosa che non avvenne mai. Il 15 novembre 1983, lo “Stato federato turco di Cipro” dichiarò la propria indipendenza ed è stata dichiarata la “Repubblica Turca di Cipro del Nord.” La dichiarazione di indipendenza è stata respinta dalle Nazioni Unite, e ad oggi l’unico stato che riconosce la “Repubblica Turca di Cipro del Nord” è la Turchia.

Ripartire da Pyla

In questo complesso scenario esiste un villaggio incluso nella Green Line, ovvero quello spazio sotto il controllo delle UN, dove le due comunità, quella grecofona e quella turcofona, convivono pacificamente. Ma il “modello Pyla” potrebbe essere esteso a tutta l’isola? Difficilmente una coabitazione potrebbe essere attuata, e questo anche per le resistenze dei greco-ciprioti. Nel 2004, le due comunità furono chiamate a votare il referendum chiamato “Annan Plan” con il quale si proponeva la riunificazione dei due territori. Il 64,91% dei turcofoni si espresse favorevolmente, mentre il 75,83% dei grecofoni si espresse contro tale ipotesi.

Ad oggi la situazione dell’isola si è ulteriormente complicata. Il nord è diventato territorio di investimenti di turchi e russi. Dopo le restrizioni da parte dell’Europa e degli USA, molti imprenditori russi hanno trasferito i loro interessi dal sud dell’isola al nord. Quella che viene comunemente chiamata la “Cipro greca”, ovvero il sud dell’isola, sta vivendo un periodo di profondi cambiamenti sociali. È in corso una pesante speculazione edilizia sulle coste dell’isola. Sono stati costruiti migliaia di appartamenti per attirare capitali dall’estero dopo la crisi bancaria del 2013. Fino a qualche anno fa era possibile ottenere il passaporto cipriota tramite l’investimento in immobili di nuova costruzione. La speculazione edilizia ha avuto come risultato la deturpazione dell’ambiente naturale. Molte proteste si sono susseguite contro la cementificazione delle coste, nonché un potenziale pericolo per le esistenti infrastrutture (rete idrica, rete elettrica e fognaria) che potrebbero non reggere l’impatto dell’eventuale occupazione di tutte le unità abitative costruite.

Un altro elemento che sta penalizzando fortemente l’economia cipriota è l’interruzione delle rotte turistiche dall’Europa dell’Est. Città come Limassol in ogni stagione erano prese d’assalto dai turisti russi che apprezzavano l’offerta turistica locale. Tanto che anche lo sviluppo delle attività e del tipo di offerta turistica negli anni era stata concepita con l’idea di andare incontro a quelle esigenze che potevano attrarre i gusti soprattutto dei russi. Purtroppo, a causa della cementificazione scellerata (che non incontra spesso il gusto invece occidentale) e delle difficoltà di movimento dei cittadini russi, il turismo cipriota sta soffrendo molto nel periodo post-COVID.

Esistono inoltre, problemi ben più profondi e difficilmente risolvibili. Nel nord dell’isola, le proprietà dei greco-ciprioti sono di fatto entrate in possesso dei turchi e dei turco-ciprioti, i quali hanno attuato un importante programma edilizio con l’investimento, come abbiamo già accennato, anche di capitali esteri. L’eventuale riunificazione porterebbe con sé il nodo dell’attribuzione delle proprietà, sia dei greco-ciprioti che dei turco-ciprioti.

Simone Castronovo

18.11.2023

 

Dalla collaborazione con il canale Nova Lectio è nato questo stupendo documentario che ripercorre i fatti salienti di Cipro dal secondo dopoguerra.

 

 

 

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