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Il 30 marzo 1990 il nuovo Soviet Supremo della ENSV (abbreviazione estone di Eesti Nõukogude Sotsialistik Vabariik c’est-à-dire “Repubblica socialista sovietica di Estonia”), eletto in quello stesso marzo con una legge gorbacioviana “ibrida” che fu interpretata in ENSV in modo ancora più largo, dichiarò nulla e vuota l’autorità del potere sovietico sull’Estonia e stabilì l’inizio di un periodo di transizione all’indipendenza, che avrebbe dovuto terminare con la formazione degli organi di Stato costituzionalmente costituiti della “Repubblica d’Estonia” (Eesti Vabariik, quale esistette dalla proclamazione dell’indipendenza il 24/2/1918 sino all’infausta estate del 1940 e che continuava ad esistere de iure nell’esilio, riconosciuta da USA, Santa Sede e altri Stati).

Il governo del comunista Indrek Toome si dimise in corpore; il medesimo Soviet Supremo adottò la risoluzione “Sulla cooperazione fra il Soviet Supremo della ENSV e il Congresso Estone” (il Congresso Estone fu eletto il 24/2/1990 dai soli estoni etnici, anche all’estero, in altre parole seguì più o meno la futura legge elettorale estone che escludeva i russi a meno che fossero discendenti di cittadini estoni nel periodo 1918-1940; al Soviet Supremo della ENSV nel marzo 1990 invece poterono votare anche i russi e altri sovietici ivi residenti, pur essendo già state poste limitazioni al voto dei soldati dell’Armata Rossa stanziati nella Repubblica baltica); pochi giorni dopo si formò il governo dell’ex-comunista (perestrojkiano) Edgar Savisaar, poi capo del cosiddetto “Partito di Centro”, che negli ultimi anni non gode ottima fama fra gli estoni in quanto ritenuto “pro-russo”.

E’ notevole che dopo tutte queste dichiarazioni non fu neppure abolito il nome ENSV sino all’8/5/1990 quando venne infine cancellato dalla Costituzione ogni riferimento a Marx, a Lenin e al socialismo e si ordinò che in inglese “Soviet Supremo” venisse d’ora in poi tradotto “Consiglio Supremo” (in estone é lo stesso ).

Gli estoni quindi scelsero la strada gradualista mentre i lituani, 19 giorni prima, l’11/3/1990 avevano osato proclamare l’indipendenza tout court e ne pagarono, sul momento, le conseguenze economiche (blocco) e politiche: nella stessa occasione la LTSR (Lietuvos Tarybų Socialistinė Respublika) divenne Lietuvos Respublika “Repubblica di Lituania”.

L’Estonia dichiarerà l’indipendenza solo il 20/8/1991, alla notizia del fallimento del golpe di Mosca; quel giorno Consiglio Supremo e Congresso Estone si fusero in un unico organo e nel 1992 con un referendum riservato ai soli estoni (i russi non ebbero più diritto di voto) fu restaurata de iure la Repubblica pre-bellica, cancellando i 50 anni sovietici (in tal modo si poté togliere il voto a molti russofoni, immigrati dopo il 1940).

Il 7/10/1992 con la restaurazione dell’autorità costituzionale della Repubblica di Estonia (Eesti Vabariik) stabilita il 24/2/1918, il Riigikogu (Parlamento, nome prebellico, eletto in 1992, di 101 deputati) dichiarò finito il periodo di transizione istituito dal Consiglio Supremo il 30/3/1990; lo stesso giorno un tale che si dichiarava “Capo” della Repubblica estone in esilio (mi pare si chiamasse Enno Penno, ma non son certo) consegnò i sigilli, simbolicamente, a Lennart Meri, che giurò il 6/10/1992 come Presidente della Repubblica di Estonia (che io sappia, qualcosa di simile, in un contesto diverso, venne fatto solo in Polonia allorché quando Lech Wałęsa assunse la Presidenza della Rzeczpospolita Polska– rammentiamoci che sino ad allora presidente, ancorché privato di potere, restava il marxistissimo gen. Wojciech Jaruzelski- cioè il 22/12/1990, il Presidente della “Repubblica polacca” in esilio dal terribile settembre 1939, allora Ryszard Kaczorowski (luglio 1989-dicembre 1990) consegnò a Wałęsa i sigilli di Stato e dichiarò che si poneva ai suoi ordini: la Polonia era tornata libera: il governo in esilio non serviva più.

L’Estonia quindi giuridicamente ha cancellato TUTTO dell’epoca sovietica che, formalmente non esiste (per gli estoni) se non come occupazione (ogni estone si infuria se si chiama l’Estonia Repubblica ex-sovietica e lo stesso anche gli altri baltici). Nessuno è stato così radicale e conseguente nella teoria (neppure lettoni e lituani), anche se i lettoni ed i lituani han fatto lo stesso nella pratica.

Della Lituania si è accennato; la Lettonia si desovietizzò il 4/5/1990, passando da LPSR (Latvijas Padomju Sociālistiskā Republika) a Latvijas Republika (fece in un colpo solo quanto gli estoni fecero il 30 marzo e l’8 maggio) e proclamò l’indipendenza il 21/8/1991 ma, per quanto ne so, non coinvolse DA UN PUNTO DI VISTA FORMALE quanto poteva rimanere della Lettonia in esilio, a differenza degli estoni.

 

Massimo Vassallo

01.05.2022

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