Dom. Mag 12th, 2024

A cavallo fra il 1964 e il 1965, ogni lunedì per quindici settimane di seguito, la rivista inglese per giovani donne “The New Princess and Girl” (diventata poi “Princess and Girl”) pubblicò una versione serializzata e condensata del romanzo in 19 capitoli The Hobbit di J.R.R. Tolkien; ogni puntata occupava due pagine consecutive dell’ebdomadario e il testo scorreva in quattro colonne parallele; dalla seconda puntata in poi apparve come “cappello” introduttivo un “riassuntino” della puntata precedente. Non si trattava di un fumetto, bensì di un racconto diviso in più parti, anche se qualche attinenza con il mezzo di comunicazione “fumetto” questa opera l’aveva sicuramente. Innanzitutto la rivista che la ospitava era pubblicata dalla Fleetway, una casa editrice londinese specializzata in fumetti, per la quale lavorarono anche molti autori italiani, soprattutto negli anni Sessanta (artisti che sarebbero diventati disegnatori di punta del mercato bonelliano), come il milanese Nadir Quinto.

Inoltre Lo Hobbit della Fleetway – con un occhio al fumetto, che è stato definito “narrazione per sequenza di immagini” – bilanciava perfettamente il testo con le illustrazioni, 83 in tutto, eseguite con rara maestria e arguzia da Ferguson Dewar; per un fumetto vero e proprio tratto dallo Hobbit si sarebbe dovuto aspettare addirittura il 1989/1990, quando apparve la “mini-serie” in tre albi della Eclipse Comics, sceneggiata da Chuck Dixon e Sean Deming, per i disegni di David Wenzel (in Italia fu proposto in volume unico nel 1997 dalla Rusconi e ristampato qualche tempo dopo dalla Bompiani).

Il progetto della Fleetway fu completamente approvato da Tolkien, ma pare che il professore sia intervenuto di rado e solo minimamente e nella revisione dei testi: eppure si trattava di un’iniziativa di non comune importanza, visto che era la prima volta che Lo Hobbit usciva – seppur riassunto – con illustrazioni che non fossero quelle di Tolkien stesso. Per far capire al nostro lettore il livello di “condensazione” operato dai redattori della Fleetway vediamo i due incipit. Prima quello originale del 1937:

In a hole in the ground there lived a hobbit. Not a nasty, dirty, wet hole, filled with the ends of worms and an oozy smell, nor yet a dry, bare, sandy hole with nothing in it to sit down on or to eat: it was a hobbit-hole, and that means comfort.

Poi quello riadattato nel 1964:

In a hole in the ground there lived a hobbit. Not a nasty, dirty, wet hole: it was a hobbit-hole, and that means comfort.

Come si vede, la scrittura originaria di Tolkien (il suo stile, la sua retorica) rimane, ma molte parti, quelle con maggiore ridondanza descrittiva (secondo i redattori), vengono eliminate. E, a proposito di sintesi estreme tolkieniane, quattro anni dopo la BBC avrebbe prodotto un radio drama tratto dallo Hobbit, e l’inizio (prima di passare alla descrizione della porta rotonda della casa di Bilbo) recitava, semplicemente:

In a hole in the ground there lived a hobbit.

Ferguson Dewar (pseudonimo di Edwin Peter Dewar) era nato a Edimburgo nel 1925; fu disegnatore politico-satirico; illustratore di libri per bambini e ragazzi; grafico per confezioni commerciali di biscotti e altro; fumettista “puro” (per esempio, con la serie “Tommy Trouble” apparsa su “Playhour” della Fleetway); morì a Brighton nel 1992. Il suo tratto è farsesco, caricaturale, pupazzettisco (qualcuno, non a caso, ha voluto definirlo “disneyano”),  anche nel raffigurare personaggi che dovrebbero avere caratteristiche più “umane” e serie, come Gandalf – reso singolarmente “deformato” e schiacciato fino all’altezza dei piccoli hobbit, tanto quasi da sembrare un protagonista della saga di Goscinny & Uderzo (un misto fra Asterix e il druido Panoramix, con l’aggiunta di un cappello a cono da mago); pare che in questo caso Tolkien, che sembrò quasi disinteressarsi dei testi, si fosse invece benevolmente lamentato con la Fleetway tramite il suo editore George Allen & Unwin Ltd., perché Gandalf nelle illustrazione doveva avere più “dignità”, secondo lui, ed essere più wizard che magician; Dewar recepì il “rimbrotto” e modificò leggermente il suo Gandalf nelle puntate successive alla prima, pestando meno sul pedale della caricatura, ma non discostandosi troppo dalla sua idea originaria.

In quanto a Gollum, Tolkien pretese fin dall’inizio che non fosse raffigurato come un “mostro” e dunque Dewar lo immaginò come un personaggio che potrebbe avere qualche attinenza con lo Ebenezer Scrooge di Dickens: un tipo “losco” e “viscido”, un maggiordomo infedele, un avaro impenitente, piuttosto che un freak; curiosamente l’interpretazione di Dewar per Gollum pare rimandare al volto dell’attore televisivo e cinematografico inglese Marty Feldman. Da rilevare infine che gli hobbit di Dewar sono più umanizzati rispetto a quanto si possa immaginarli leggendo il testo originale; non hanno le orecchie a punta, per esempio, e Bilbo Baggins sfoggia una “moderna” capigliatura fittamente riccioluta e voluminosa, quasi “afro”. Disegnatori successivi avrebbero dato agli hobbit un aspetto sicuramente più attinente alla tradizione del Piccolo Popolo.

Cronologia completa delle puntate di The Hobbit illustrato da Ferguson Dewar (su “The New Princess and Girl” e “Princess and Girl” della Fleetway):

  • Prima puntata, 10 ottobre 1964 (prima parte di An Unexpected Party)
  • Seconda puntata, 17 ottobre 1965 (seconda e ultima parte di An Unexpected party e prima parte di Roast Mutton)
  • Terza puntata, 24 ottobre 1964 (seconda e ultima parte di Roast Mutton e tutto il capitolo A Short Rest; in copertina della rivista appare, caso  unico di riferimento tolkieniano, l’annuncio Meet Bilbo – The Hobbit)
  • Quarta puntata, 31 ottobre 1964 (tutto il capitolo Over Hill and Under Hill e prima parte di Riddles in the Dark)
  • Quinta puntata, 7 novembre 1964 (seconda e ultima parte di Riddles in the Dark e prima parte di Out of the Frying-Pan and into the Fire; la rivista cambia nome in “Princess and Girl”)
  • Sesta puntata, 14 novembre 1964 (seconda e ultima parte di Out of the Frying-Pan and into the Fire e prima parte di Queer Lodgings)
  • Settima puntata, 21 novembre 1964 (seconda e ultima parte di Queer Lodgings)
  • Ottava puntata, 28 novembre 1964 (tutto il capitolo Flies and Spiders)
  • Nona puntata, 5 dicembre 1964 (tutto il capitolo Barrels out of Bond e prima parte di A Warm Welcome)
  • Decima puntata, 12 dicembre 1964 (seconda e ultima parte di A Warm Welcome, tutto il capitolo On the Doorstep e prima parte di Inside Information)
  • Undicesima puntata, 19 dicembre 1964 (seconda ultima parte di Inside Information e prima parte di Not at Home)
  • Dodicesima puntata, 26 dicembre 1964 (seconda e ultima parte di Not at Home, tutto il capitolo Fire and Water e prima parte di The Gathering of the Clouds)
  • Tredicesima puntata, 2 gennaio 1965 (seconda e ultima parte di The Gathering of the Clouds e tutto il capitolo A Thief in the Night)
  • Quattordicesima puntata, 9 gennaio 1965 (tutto il capitolo The Clouds Burst e prima parte di The Return Journey)
  • Quindicesima e ultima puntata, 16 gennaio 1965 (seconda e ultima parte di The Return Journey e tutto il capitolo finale The Last Stage)

Francesco Manetti

20.10.2022

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